Errori nella corsa
Gli errori nella corsa: lo Studio MPA oggi ci spiega perchè nascono problemi durante l’attività podistica …
La corsa
Il podismo è oggi una delle attività più praticate nella società contemporanea. Perchè? Forse perchè non c’è bisogno di chissà quali attrezzature; bastano un paio di “buone scarpe” ed un abbigliamento tecnico se si vuole arrivare a percorrere distanze considerevoli. Si può fare ovunque e a qualisasi ora.
Ma tutto ciò che è alla portata di tutti ed è apparentemente semplice, il più delle volte può nascondere delle insidie.
Quanti infatti cominciano a correre, ma tempo poche settimane se non addirittura pochi giorni, si devono fermare perchè demotivati o ancor peggio arrestati da fastidiose infiammazioni?
Oggi lo Studio MPA spiegerà gli errori nella corsa.
Gli errori nella corsa
Partiamo dal presupposto che esistono errori che ci limitano semplicemente nella prestazione ed errori che ci possono creare problematiche fisiche. Naturalmente gli errori che ci limitano a livello di prestazione dovrebbero esser corretti da un personal trainer, mentre errori che possono creare problematiche come infiammazioni e tendinopatie, dovrebbero esser corrette da un posturologo o un osteopata.
Gli errori più comuni sono:
- nel ritmo
- sull’ampiezza
- della postura
- di ipertensione
- dell’appoggio del piede
Gli errori nella corsa di ritmo
L’errore più ricorrente che limita quella che può essere la capacità di miglioramento della performance è l’errore di ritmo. Parlando di ritmo intendiamo un errore di candenza di appoggi, che per una corsa sufficientemente stimolante di media percorrenza dovrebbe esser intorno ai 170-180 bpm (battute per minuto). Naturalmente più la prestazione da allenare sarà di brevi distanze più potremo alzare questo valore per rendere buoni i risultati. Più la distanza andrà ad aumentare più la corsa dovrà avvicinarsi (senza scendere mai) ad il valore sopraindicato.
Molto importante da capire: meglio una camminata veloce, piuttosto che una corsa lenta. A livello cardiovascolare viene maggiormente stimolato un sistema che esegue un gesto moderato (come la camminata), con una frequenza di passo molto alta, piuttosto che un gesto più atletico (come la corsa) ma ad un ritmo molto blando.
Gli errori nella corsa sull’ampiezza
Per spiegare questa tipologia di errore ci dobbiamo soffermare su una piccola verità che metto in evidenza sempre con atleti e pazienti che frequentano il mio studio. Per quanto possiamo vedere migliaia di persone correre, non incontreremo mai 2 persone che lo facciano nella stessa maniera. Questo perchè ogni persona possiede delle doti antropometriche che lo caratterizzano: la lunghezza degli arti, l’altezza ed il peso. Queste caratteristiche influenzano per forza di cose sia la deambulazione che la corsa. Andare quindi a variare l’ampiezza della falcata o il tempo di volo tra un passo e l’altro, per emulare un atleta che è più performante di noi, in molti casi può danneggiare la nostra biomeccanica. Quindi, un consiglio spassionato è quello di trovare un nostro equilibrio tecnico e atletico, magari con il supporto di un professionista ed una volta che tale equilibrio è mantenuto, provare ad aumentare distanze e/o tempi di allenamento.
Gli errori nella corsa di postura
La postura corretta condiziona in maniera fondamentale la corsa. E’ molto raro vedere un atleta professionista che ha raggiunto significativi risultati nella corsa, non avere una corretta postura. Come dico sempre, per sapere correre bene, bisogna esser in grado di camminare correttamente. Per lo stesso motivo se la nostra postura presenta una corretta sinergia tra le varie catene cinetiche muscolari, sicuramente nell’esecuzione di qualsiasi gesto atletico, il nostro corpo sarà più funzionale e performante. Oggi per correre, un medico consiglia la classica visita di idoneità sportiva; personalmente aggiungerei un sano ed oggettivo esame baropodometrico.
Gli errori nella corsa di ipertensione
Quando si parla di ipertensione nella corsa, porto sempre l’esempio del velocista che corre i 100 m. In una disciplina così estrema, dove in meno di 10 secondi si deve esprimere la migliore contrazione muscolare, lo stesso atleta lavora spasmodicamente per cercare di scaricare le tensioni dai muscoli sui quali non è richiesta necessaria performance. Riguardando una gara a rallentatore, quando la telecamera inquadra il volto dell’atleta, si può vedere come il suo volto sia talmente in scarico che le sue guancia si muovono come un tessuto molle, senza stimolo alcuno. Beh, questa è estremizzazione di scarico di tensioni su muscoli che non sono necessariamente attivi nel gesto. Il riuscire a focalizzare la tensione e lo stimolo sulle catene principe che eseguono il gesto, scaricando la tensione di altre parti corporee, può portare sorprendenti risultati. Un errore comune è mantenere in tensione costante i muscoli delle spalle, le braccia o l’addome.
Gli errori nella corsa di appoggio del piede
Il piede è il punto di contatto del nostro corpo con il suolo. Quindi ne deriva che un appoggio non corretto può limitare le prestazioni durante la nostra attività ma sopratutto può recare grandi problematiche infiammatorie.
Atteggiamenti del piede non corretti come piattismo o cavismo e disfunzionalità della caviglia come varismo e valgismo limitano inevitabilmente le capacità prestazionali di un soggetto che si avvicina alla corsa. Questo non vuol dire che un soggetto che presenta queste problematiche non possa adoperarsi in una sana corsa. Lo potrà fare, anzi è consigliato, ma ci devono esser dei piccoli accorgimenti prima di iniziare l’attività sportiva.
Un controllo dell’appoggio del piede (sia in statica che in dinamica) può aiutare non solo a evitare infortuni o stati infiammatori; può migliora anche in maniera esponenziale i risultati della attività podistica.
Un test molto interessante è l’analisi del movimento strumentale. Utile per valutare la sinergia del gesto.
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